Un disturbo psicosomatico è legato al processo di somatizzazione ovvero alla tendenza di esperire e comunicare problemi psicologici attraverso un disagio fisico non altrimenti riconducibile a cause di tipo organico.

Disturbi psicosomatici nei bambini

Gli studi in tale ambito evidenziano una prevalenza di disturbi psicosomatici  in bambini che presentano  una difficoltà di integrazione degli stati mentali e fisici. Si tratta di un deficit di regolazione emotiva e di mentalizzazione delle emozioni esperite, legato, talvolta, ad una possibile difficoltà di sintonizzazione emotiva  e rispecchiamento con le proprie figure  di attaccamento nei primi anni di vita.

 

Cos’è la sintonizzazione emotiva?

Per sintonizzazione emotiva s’intende la straordinaria capacità del nostro cervello di agganciarsi a quello dell’altro. Ovvero un meccanismo che entrerebbe in azione fin da subito nell’interazione madre- bambino e grazie al quale il genitore riuscirebbe a “sintonizzarsi” a livello empatico sui bisogni del suo bambino e a rispondere adeguatamente alle sue esigenze, garantendogli una maggiore integrità e coerenza del sé (Stern, 2004).

La sintonizzazione risulta avere funzione regolatrice importantissima per il bambino e per tale motivo è considerata una funzione genitoriale primaria.

Una buona sintonizzazione è sostenuta da diversi fattori tra cui:

  • le risorse aventi a disposizione dalla famiglia al momento della nascita del figlio
  • i modelli di relazione esperiti nel passato che guidano i neogenitori durante la costruzione del legame parentale e il bambino stesso che con le sue caratteristiche innate può giocare un ruolo determinante e attivo nel facilitarne o meno la buona riuscita.

Quali sono i bambini maggiormente a rischio di sviluppare il disturbo psicosomatico?

I bambini  maggiormente a rischio per lo sviluppo di sintomi tipici di un disturbo psicosomatico sono coloro che non hanno  potuto trasformare le proprie emozioni in rappresentazioni mentali, rimaste bloccate a livello sensoriale e percettivo (Fabbri 2012).

Sintomi psicosomatici nei bambini

Vediamo alcuni sintomi di disturbi psicosomatici riscontrati nei bambini , ci tengo a sottolineare che non si tratta di una relazione lineare causa effetto nella quale il sintomo è il risultato di una relazione disfunzionale con i propri genitori.

Anche se evidenze scientifiche ne dimostrano una certa correlazione, è bene pensare al disturbo psicosomatico, non come una condizione stabile e patologica certamente causata da difficoltà di tipo relazionale, bensì come una condizione temporanea che può colpire tutti, poiché , nonostante un certo grado di  suscettibilità, chiunque potrebbe sviluppare sintomatologie riconducibili al disturbo psicosomatico.

 

 

Alcuni esempi di sintomo psicosomatico nei bambini sono:

  • gli stati d’insonnia
  • irrequietezza
  • disturbi alimentari e fisici: come difficoltà respiratorie, quali asma, problemi gastrointestinali e allergologici, cutanei.

Perché nei bambini è più facile riscontrare i sintomi psicosomatici?

Tra i  più colpiti da questo disturbo ci sono senz’altro i bambini, i quali a causa della loro età, non hanno ancora ben sviluppato un lessico ed una capacità cognitiva adeguata per sostenere il turbinio di emozioni che alcune situazioni comportano ed è per tal motivo che per loro il corpo diventa il mezzo più accessibili attraverso cui esperire la sofferenza legata a momenti di vita particolarmente stressogeni, a cambiamenti repentini e apparentemente inspiegabili e a disagi  vissuti all’interno del proprio contesto familiare e/o sociale.

Cosa fare per aiutare il bambino ad affrontare un disturbo comportamentale e capire il disagio che sta vivendo?

E’ bene non alimentare ansie e angosce continuando a monitorare e prestare la giusta attenzione a determinati segnali.

Sarà opportuno rivolgersi ad un esperto quando il problema diventerà invalidante per la salute del bambino o se voi genitori non riuscirete a dare una giusta risposta e gestire al meglio tali manifestazioni.

A tal proposito il rischio è che le risposte comportamentali dei familiari  non siano  congrue al bisogno che il bambino cerca di esprimere attraverso il corpo, innescando così una serie di interazioni comportamentali adulto/bambino che potrebbero aggravare il sintomo rinforzando a sua volta schemi familiari disfunzionali (Minuchin 1978).

  • A noi adulti rimane il compito di aiutare i nostri figli ad integrare la loro emotività con la parte più consapevole e cognitiva ed attraverso il dialogo delle emozioni
  • cercare insieme a loro di dare un nome a ciò che li inquieta, cosicché possano meglio comprendere come si sentono e cosa potrebbe aiutarli a stare meglio.

Ciò che conta  veramente  è seguire  la strada dell’accoglienza e mai quella della negazione: che sia rabbia, pianto, urla, paura, ansia o felicità è bene che il bambino trovi qualcuno di fronte a cui poter affidare le proprie emozioni!

Dove può trovare le risorse un adulto per aiutare il bambino in difficoltà?

Dobbiamo affidarci alle nostre risorse più nascoste e alla nostra capacità di resilienza che ci guideranno per uscire da questo momentaccio.

  • Cercate di distinguere ciò che è vostro e ciò che è del bambino; il rischio è di scaricare o proiettare sul bambino le vostre preoccupazioni e frustrazioni.
  • Fare un esercizio di consapevolezza di questo tipo vi aiuterà a gestire meglio le vostre emozioni e la relazione con i vostri figli.
  • Cercate di essere più flessibili e dedicare ai piccoli almeno un paio d’ore al giorno godendovi il “qui ed ora” della relazione con il vostro bambino, che sentirà la vostra vicinanza non solo fisica ma soprattutto emotiva, che è quella di cui più ha bisogno.
  • Ricordarsi che molte delle preoccupazioni del bambino sono un riflesso di quelle di noi adulti.

Qui puoi trovare Un elenco di attività ed esperienze per parlare e condividere emozioni con i vostri bambini