SOSTEGNO ED ORIENTAMENTO PSICOLOGICO PER I MINORI

I colloqui con i minori avvengono esclusivamente previo autorizzazione da parte di entrambi i genitori tutori del minore e prevedono almeno un primo colloquio, preferibilmente, con entrambi per capire la sintomatologia presentata, la domanda e le aspettative sul percorso psicologico da intraprendere.
Per bambini piccoli, sotto l’età preadolescenziale, i colloqui vengono condotti attraverso una modalità simbolica, poiché il bambino non riesce ancora ad accedere verbalmente a contenuti e vissuti interni. Quindi si privilegia l’uso di alcuni strumenti come il gioco e il disegno per accedere a contenuti emotivi e rappresentazioni, che il bambino vi proietta.
Il lavoro viene condiviso e restituito ai genitori ogni tot sedute. In alcuni casi, a seconda della problematica riscontrata, sarà necessario programmare degli incontri con l’intera famiglia (bambino incluso) o con solamente i genitori.
I motivi per i quali si può richiedere una consulenza per il proprio figlio sono molti, la maggior parte delle volte, si è stati inviati da insegnanti o esperti. In ogni caso, non è mai troppo presto!
E’ bene sempre dare un nome ai sintomi che si presentano, a volte è sufficiente un piccolo intervento per poter affrontare e gestire il problema mentre altre volte il disagio è più profondo, legato a eventi o situazioni di sofferenza e coinvolge tematiche più profonde da affrontare con delicatezza e sensibilità maggiori.
I bambini difficilmente verbalizzano il loro malessere, ed il sintomo che emerge potrebbe significare una richiesta d’aiuto piuttosto che una modalità di comunicazione, attraverso la quale esprimere il proprio malessere. In questo senso il sintomo ha carattere relazionale e l’obiettivo non è combatterlo, ma entrarci in relazione, comprenderlo, vederlo come qualcosa di esterno da sé, poterlo nominare ed entrarci in dialogo affinché se ne comprenda il significato e si trovino, con l’aiuto dello psicologo, risposte più funzionali. In molte occasioni si tende ad etichettare il bambino come problematico mentre potrebbe essere importante ricontestualizzare il problema a livello familiare e comprendere come erroneamente ed inconsapevolmente tutti i membri agiscono sul sintomo che il bambino presenta. In questi casi l’intervento proposto potrebbe essere di tipo familiare nel quale tutti i membri della famiglia lavorano con l’obiettivo di creare modalità nuove per stare bene insieme.
Con gli adolescenti il lavoro è simile a quello con gli adulti poiché l’accesso al verbale è più facilitato; è importante però in questa fase di vita che abbiano una reale motivazione all’intervento. Poiché talvolta la richiesta parte principalmente dai genitori, testo sempre il loro grado di coinvolgimento, mettendoli alla prova su quanto siano motivati, poiché una scarsa motivazione è indice di scarsi risultati.
Per gli adolescenti il sintomo potrebbe essere espressione di disagi spesso legati a questa delicata fase di vita, in continuo cambiamento, alle prese con l’individuazione del sé, il distacco dalla famiglia, l’insicurezza di volare, l’incertezza del futuro e la ricerca di approvazione familiare e sociale. In tali casi è importante dare la possibilità al giovane adulto di un sostegno che lo orienti nell’affrontare questi momenti e le future decisioni che dovrà prendere per la prima volta nella sua vita.
In altri casi si tratta di problematiche più difficili, legate a vissuti di frustrazione, abbandono, conflitti, di sintomi radicati dall’età dell’infanzia che sfociano in gravi disturbi in età adolescenziale. Qui l’intervento è più profondo e delicato.