“Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano.”
Antoine de Saint-Exupéry

Sebbene oggi giorno viviamo in una società che pone il bambino al centro dell’azione educativa e didattica non sempre viene riconosciuto come soggetto attivo nelle interazioni che lo coinvolgono.

Le ricerche piu recenti ci dicono come il sistema visivo dei neonati sia capace fin dai primissimi mesi di apprendere ed astrarre relazioni dall’ambiente che lo circonda, partecipandovi attivamente. Ciò vuol dire che il bambino si sviluppa all’interno di una rete interattiva che lui stesso concorre a formare.

Come fa il bambino ad essere così attivo e comunicativo?

Ciò avviene poiché siamo dotati di una mente intersoggettiva, cioè  della capacità innata di leggere, comprendere e di riflesso sentire le intenzioni, sensazioni ed emozioni di chi ci circonda. In tal modo il bambino risponde e reagisce attraverso messaggi non verbali come ad esempio il pianto.

La mente del bambino è perciò co-costruita insieme alle persone che lo circondano ed in particolare grazie alle interazioni con mamma e papà, i due adulti di riferimento.

Questa capacità riassumibile con il termine empatia fa sì che il bambino sia biologicamente orientato alla relazione e nello specifico ad una relazione di tipo triadica che quindi coinvolge allo stesso tempo mamma-papà-bambino.

Dal tipo di relazioni alle quali il bambino partecipa dipenderà il suo successivo sviluppo: un adulto sano è un bambino che all’interno delle proprie relazioni ha respirato e sperimentato risposte adeguate a determinati bisogni definiti irrinunciabili, quali:

  • il bisogno di essere riconosciuto, nutrito e protetto;
  • il bisogno di sentirsi inserito all’interno della relazione mamma papà-bambino, ciò vuol dire che il bambino ha bisogno di sentire mamma e papà come testimoni uno dell’altro. Deve perciò sentir condivise  determinare regole che riguardano ad esempio  la sua educazione;
  • il bisogno di sviluppare relazioni di fiducia, veritiere; i bambini seppur piccoli riconoscono quando un adulto dice loro una bugia generando così sentimenti quali tradimento e sfiducia;
  • il bisogno di esperienze che siano appropriate al proprio grado di sviluppo: pretese e aspettative troppo elevate rispetto all’età possono far sviluppare nel bambino una scarsa stima di sé in età adulta. E’ invece importante rispettare i tempi di ciascuno, accogliere e sostenerne le difficoltà oltre che valorizzarne i punti di forza;
  • il bisogno di essere aiutato a trasformare le esperienze e le emozioni in parola, poiché il bambino più di tutti è un soggetto psicosomatico che parla cioè attraverso il corpo. Gli adulti di riferimento dovrebbero incoraggiare il bambino ad esprimere ciò che sente attraverso il dialogo;
  • il bisogno di conoscere i limiti, regole e piccole frustrazioni gli impedirà poi di sentirsi senza confini e privo di valori;
  • il bisogno di differenziarsi senza sacrificare l’appartenenza alla propria famiglia.

Questo garantirà il processo di autonomizzazione e individuazione attraverso il quale il bambino diventerà un adulto.